L’influencer marketing nel 2020: social media ma non solo

E’ possibile che il Covid abbia impattato, in negativo, anche sulle attività di marketing digitale?

Ebbene sì, anch’esse, incluse quelle sui social media, hanno subito delle conseguenze a causa della generale instabilità economica: prova a pensare, per esempio, a quanto velocemente si sono dovuti ri-allocare i budget aziendali per far fronte all’emergenza sanitaria.

In questo articolo abbiamo voluto concentrare l’attenzione su una delle strategie digitali più utilizzate negli ultimi tempi, l’influencer marketing: le stime dicono infatti che, a livello globale, questo mercato avrà un valore di $9.7B entro la fine del 2020 (Fonte: Influencer Marketing Hub).

Nei prossimi paragrafi scoprirai quali sono i motivi di fondo che guidano le aziende a intraprendere investimenti in quest’ottica, oltre che diversi insights sull’efficacia delle attività e il tasso di engagement generato sui social media.
Inoltre, abbiamo voluto analizzare la scelta fatta da Fiat in quanto a testimonial per la pubblicità realizzata in occasione del lancio del nuovo modello elettrico.

Perché utilizzare l’influencer marketing

Qual è il principale valore aggiunto di questa attività? Semplice, offrire ai consumatori dei contenuti di alto valore che altrimenti il brand non riuscirebbe a creare.

Infatti, la figura dell’influencer si caratterizza non soltanto per il fatto di avere uno stile personale e particolare ma anche per la capacità di attirare ed essere di ispirazione per uno specifico audience. Ed ecco perché i marketers sono alla continua ricerca di nuove opportunità volte a generare una relazione con i propri consumatori, inserendo i relativi brand e prodotti nelle conversazioni tra influencer e followers.

Per riuscire a sviluppare una strategia realmente efficace è necessario però che la figura dell’influencer non sia vista soltanto come un mezzo pubblicitario isolato rispetto agli altri strumenti di comunicazione, bensì come un brand ambassador e parte integrante di una visione omnicanale.

L’interesse crescente verso il tema dell’influencer marketing è confermato anche dai dati di ricerca in Google: come puoi vedere nel grafico qui sotto le ricerche online, a livello globale, sono in costante aumento da tre anni a questa parte.

L’effetto della pandemia sul mondo degli influencer

Focalizziamo ora l’attenzione su uno dei social ad oggi più utilizzati: Instagram.

Dal Report “State of Influencer Marketing” realizzato da SocialBackers è emerso che la pandemia da Covid19 ha influito negativamente sotto diversi aspetti: è diminuito sia il numero di collaborazioni con i brand, che il numero di contenuti postati con hashtag #ad o affini (#sp, #paid, #promo etc). In questo ultimo caso si è registrato un -30% nel volume dei post generati ad aprile 2020, rispetto allo scorso anno.

Qui sotto trovi il grafico che mostra nel dettaglio l’andamento dell’utilizzo degli # citati.

Fonte immagine: Socialbackers

Pare, inoltre, che anche l’efficacia delle attività di influencer marketing sia minore rispetto al 2019 – molto probabilmente sempre a causa delle difficoltà determinate dal Covid19.

Ma quando parliamo di efficacia, cosa intendiamo? Come viene misurata questa metrica? Il valore è calcolato come rapporto tra le interazioni medie su un post di un influencer che ha menzionato il brand in questione e le interazioni generate invece dal corrispondente post pubblicato dal brand stesso.

Qui sotto l’andamento di questo indice nell’intervallo gennaio 2019 – aprile 2020 e riferito sempre al canale Instagram.

Fonte immagine: Socialbackers

Questo scenario, decisamente complesso per coloro che lavorano nel mercato dell’influencer marketing, presenta però anche alcuni insights positivi che meritano un breve approfondimento.

Se infatti prima abbiamo visto che, in linea generale, le collaborazioni tra brand e influencer sono in calo, c’è da dire che questo dato non è del tutto valido per quanto riguarda i micro e nano influencer.

Fonte immagine: Socialbakers

A conferma di quanto abbiamo appena visto, nel 2016, a livello globale, il rapporto tra mega influencer (quelli con 1M+ followers) e micro influencer impiegati nelle campagne era di 1:3, nel 2019 questo valore è passato a 1:10.
In altre parole, oggi per ogni mega influencer attivo ce ne sono altri 10 di piccole dimensioni e, come puoi vedere dal grafico, il trend sembra continuare in questa direzione indipendentemente dalla pandemia.

Se stai pensando di attivare una campagna di influencer marketing per il tuo brand, quali sono i motivi per cui dovresti prendere in seria considerazione dei micro o nano influencer?

Principalmente per due ragioni:

  • In tempi di difficoltà finanziaria i marketer preferiscono sicuramente orientare le proprie scelte verso soluzioni che richiedono un budget limitato ma che possono comunque portare a dei risultati alle loro campagne.

  • C’è una maggior probabilità di ottenere elevati tassi di engagement: gli influencer che hanno meno di 1.000 followers hanno un engagement rate che è 7 volte maggiore di quelli con communities di 100.000 followers (fonte: Influencer Marketing Hub). Inoltre, le persone tendono a fidarsi di più dei micro influencer visto il legame più profondo che riescono a creare.

Fonte immagine: Influencer Marketing Hub

Quanto è importante individuare il giusto volto

Il 23% delle aziende afferma di avere difficoltà nell’individuazione dell’influencer adatto alla propria campagna. Uno dei fattori che più impatta sulla scelta è la necessità di trovare una figura che sia pienamente allineata alle preferenze e ai valori della nicchia di mercato a cui ci si rivolge.

Passiamo quindi al nostro caso studio!

Identificare una figura rappresentativa per il proprio brand è importante sia nel caso degli influencer che in contesti pubblicitari differenti in cui sono coinvolti, ad esempio, i testimonial.

In entrambi i casi è fondamentale che il volto scelto per raccontare un’azienda o un prodotti sia credibile agli occhi dei consumatori e, di conseguenza, sia capace di entrare in empatia con essi.

La campagna che abbiamo scelto di analizzare è quella di Fiat 500, creata per il lancio del nuovo modello elettrico “la Prima” – visto che ha generato un ampio dibattito nel mondo del marketing per il testimonial scelto: Leonardo di Caprio.

Se ancora non hai avuto modo di vederla clicca qui per accedere allo spot!

Molti si sono chiesti se la figura fosse effettivamente in grado di catturare l’attenzione delle nuove generazioni, di suscitare interesse nel target.
Secondo noi il personaggio è molto ben allineato al prodotto ed ecco perché:

  • Sostenibilità sociale e ambientale

     

    L’attore è da tempo attivo in numerose cause ambientali: al centro dei suoi discorsi ci sono spesso il tema del cambiamento climatico e la difesa delle specie animali a rischio, tant’è vero che ha creato anche la “Leonardo Di Caprio Foundation” – il cui obiettivo è quello di supportare progetti in tutto il mondo per ricostruire ecosistemi e comunità locali.

    Il modello di auto in questione incarna valori similari a quelli di cui si fa portavoce l’attore, ponendosi come simbolo di un approccio green per il mondo automotive.

    Oggi i consumatori in generale, ma soprattutto le nuove generazioni, chiedono ai brand una maggiore attenzione a queste tematiche.

…tra i ragazzi del Gen Z ben il 90% ritiene che le aziende abbiano la responsabilità di affrontare le questioni ambientali e sociali” (fonte: Repubblica)

 

  • Precedenti collaborazioni

    L’attore già alcuni anni fa aveva collaborato con il settore automobilistico, finanziando la realizzazione dell’elettrica Fisker Karma che avrebbe dovuto rivoluzionare il segmento delle auto di lusso: il settore non è pertanto estraneo all’immagine di Di Caprio.

Se vogliamo salvare questo posto che chiamiamo casa non possiamo impegnarci a metà, ma dobbiamo farlo fino in fondo” Leonardo di Caprio.

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