I miti del marketing (digitale) da sfatare

Nel mare delle offerte di marketing digitale, è sempre più difficile riuscire a individuare il giusto partner per l’ideazione e la realizzazione di una strategia studiata su misura e, soprattutto, volta al raggiungimento di obiettivi concreti e misurabili: almeno una volta a tutti è capitato di affidarsi ai “massimi esperti di” per poi non ottenere nulla o, per lo meno, non nei tempi previsti – vero?

Fedeli al nostro Manifesto (se non l’hai ancora letto lo trovi qui) abbiamo pensato di svelare i 3 miti da sfatare sul (digital) marketing.
Sicuramente ti torneranno utili nel momento in cui dovrai avviare un nuovo progetto e fare i conti con la definizione delle priorità, dei giusti canali di comunicazione e con la valutazione dei relativi risultati ottenuti.

PRIMA DI INIZIARE, RACCOGLI I DATI

Prima di partire con la creazione effettiva di website, articoli di blog, post sui social o qualsiasi altra attività di web marketing ricordati che è assolutamente necessario “leggere i numeri”.

Passa in rassegna tutte le fonti di informazione a tua disposizione: dagli insights di Google Analytics, alle attività di marketing intraprese dai tuoi competitors, fino ad arrivare ai trend di mercato previsti per i prossimi anni.

La fase di pianificazione di una strategia di marketing non può prescindere da questa fase propedeutica a delle scelte basate su elementi oggettivi e non su considerazioni improvvisate o supposizioni soggettive.

Se nella fase di analisi iniziale hai bisogno di qualche spunto pratico per costruire o revisionare la tua buyer persona, in questo nostro articolo puoi trovare guidelines utili e tools da utilizzare gratuitamente.

Bene, ora siamo pronti: partiamo!

Bufala numero 1:

L’OBIETTIVO DI UN SITO E’ COMPARIRE AL PRIMO POSTO NEI MOTORI DI RICERCA

Molto spesso la costruzione di un sito web (o il restyling di uno già esistente) è il primo elemento su cui si ragiona per sviluppare la presenza digitale di un brand, di una nuova realtà o di un prodotto/servizio che vogliamo lanciare sul mercato – solitamente nel minor tempo possibile.

Lo scopo di un website, sia nel caso in cui si tratti di un sito vetrina che di un e-commerce, non è semplicemente comparire al primo posto nella SERP di Google a prescindere dalla rilevanza delle keywords di ricerca utilizzate.

L’obiettivo finale è invece riuscire a posizionarsi per specifiche parole chiave e comparire quindi nei risultati della tua nicchia di mercato.

Facciamo un esempio concreto. Se decidi di aprire un’azienda che vende prodotti per la pulizia della casa e nel modello di buyer persona che hai costruito una delle principali criticità è data dal fatto che il target non ha molto tempo a disposizione per dedicarsi a questa attività perché, ad esempio, il geoloc individuato è Milano e il lavoro occupa la maggior parte del tempo della sua giornata, potrai andare oltre il semplice uso di keyword come “prodotti per la casa” o “pulizie casa”.

Quello che ti suggeriamo è di inserire nelle pagine del tuo site, o meglio ancora in una sezione dedicata ad un blog (se hai del tempo o delle risorse da dedicarci per tenerlo costantemente aggiornato), long tail di questo tipo:

“come organizzare le pulizie di casa lavorando” o “come ottimizzare le pulizie di casa”

Sicuramente il volume di ricerca di queste frasi sarà più basso rispetto ad altri concetti più generici ma andranno a catturare l’attenzione di quello che è il tuo specifico target.

Qui sotto trovi un grafico tratto da Semrush (uno dei tool più potenti per fare analisi e ottimizzazione SEO) in cui viene spiegato molto bene ciò di cui abbiamo appena parlato.

Fonte immagine: Semrush

Come vedi, tanto più le parole chiave utilizzate per comparire sui motori di ricerca sono dettagliate e maggiore è il tasso di conversione – cioè la possibilità che gli utenti clicchino sul tuo link.

Riassumendo: focalizza l’attenzione sullo sviluppo di un buon posizionamento – rilevante per la tua buyer, non per il mercato in generale.

Bufala n.2 

I SOCIAL SONO UN CANALE ADATTO SOLO AI PIU’ GIOVANI

Se ancora c’è qualcuno che diffida dall’implementare una strategia di comunicazione orientata a fasce d’età che vanno oltre la Gen Z e che includa anche i social media, andiamo a dare un’occhiata a cosa riporta l’ultimo report di Hootsuite pubblicato a luglio.

Nell’immagine qui sotto è indicato il tempo medio speso, tra le varie fasce d’età, sui canali social.

Nel caso degli utenti tra i 25 e 34 anni siamo attorno ad una media di due ore e mezza; per quelli compresi tra i 35 e i 44 anni abbiamo una media di due ore e un quadro, infine, gli utenti tra i 55 e i 64 spendono in media quasi un’ora e mezza al giorno su tali piattaforme.

Pensa quindi a quanti contenuti possono essere visualizzati in tutto quel tempo, a quante interazioni e click sulle ads possono essere eseguiti.

Ovviamente prima di partire è necessario identificare il social più in linea con i tuoi consumatori: ad esempio Snapchat non ha preso piede in Europa tanto quanto in America.

Fonte immagine: Hootsuite

Nella prossima immagine vediamo invece quanto i social siano utilizzati come fonte di informazione, per accedere cioè alle ultime news. Praticamente la metà di tutti gli utenti dai 35 anni in su è attivo in questo senso.

Fonte immagine: Hootsuite

In base al tuo core business e al valore che offri ai tuoi clienti ti suggeriamo, prima di passare alla fase di creazione dei post veri e propri, di costruire un piano editoriale accurato – attraverso il quale pianificare le pubblicazioni, oltre che controllare che i vari canali da te utilizzati siano allineati in quanto a contenuti così da non creare dissonanze nel tuo tone of voice e immagine percepita lato utente.

Al tempo stesso, visto che i social network non sono una piattaforma statica, bensì in continua evoluzione e soprattutto, come abbiamo appena potuto vedere, utilizzata come fonte di informazione per rimanere quotidianamente aggiornati è necessario adattare velocemente le pubblicazioni a quanto succede a livello economico, sociale e ai temi di attualità.

Riassumendo: analizza a fondo le potenzialità date dai vari social media e rendi il tuo piano editoriale flessibile.

BUFALA N.3

SE LA PRIMA GOOGLE ADS NON DA I RISULTATI SPERATI SIGNIFICA CHE NON E’ IL CANALE GIUSTO

Quando si comincia con attività di advertising su Google è importante tenere a mente che difficilmente si otterranno risultati nell’immediato.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, ecco le tipologie di campagne pubblicitarie Google che possono essere realizzate:

  • Sulla rete di ricerca
  • Sulla rete Display
  • Campagne Video
  • Campagne Shopping
  • Campagne per App

In ognuno di questi casi le prime ads sono utili alla raccolta di dati utili a comprendere il comportamento degli utenti che stai targetizzando.

Fonte immagine: Google

Ad esempio, potrai capire:

  • quali sono le parole chiave che essi utilizzano per arrivare al tuo annuncio e magari scoprire aree semantiche che non avevi ancora considerato;
  • quali sono i geoloc più rilevanti per il tuo business e probabilmente escluderne qualcuno che pensavi fosse cruciale ma che nella realtà non lo è;
  • quali sono le pagine di destinazione (cioè quelle su cui atterrano i tuoi utenti al click su un annuncio di testo) più performanti.

Un suggerimento è quindi quello di utilizzare budget ponderati prima di partire con grossi investimenti: una volta capito come si muovono i tuoi utenti, cosa ricercano e qual è il format che permette di convertire meglio allora puoi permetterti di utilizzare somme consistenti e ottenere l’obiettivo desiderato.

Riassumendo: non spaventarti se non ottieni subito il numero di visite al sito web, i lead o gli acquisti che speravi. Prima di escludere gli investimenti in Google Adwords dedica il giusto tempo all’apprendimento e ottimizzazione delle tue campagne.

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